venerdì 13 giugno 2008

Orestiade di Eschilo. L'Agamennone. La Guardia.

L'Orestiade di Eschilo è una famoso poema che si divide in tre tragedie: Agamennone; Coefore; Eumenidi.

La trama è la seguente: La guerra fra greci e troiani è ormai finita(sapete benissimo chi ha vinto), Agamennone ritorna a casa e viene acclamato come un eroe al suo ritorno. Ma sua moglie, la regina Clitennestra, trama di ucciderlo per impossessarsi, insieme all'amante Eschilo, del suo regno.

Clitennestra ed Eschilo riescono nel loro intento, ma l'unico figlio maschio di Agamenonne, Oreste, ritorna ad Argo per vendicare il padre.

Per maggiori dettagli consultate pure Wikipedia.

Oggi analizzerò l'Agamennone. Precisamente quando il re di Argo deve fare ancora ritorno in Grecia, vittorioso.

Una guardia è rimasta nella casa degli Atridi da quando è iniziata la guerra; il suo compito è quello di avvistare il fuoco, cioè il segno della caduta di Troia.

Ecco qui il fatidico annedoto:


Guardia ─ "Dio, fa che finisca presto questa pena! Da anni e anni sto qui, senza pace, come un cane, in questo lettuccio della casa degli Atridi, ad aspettare. Conosco ormai tutti i segni delle stelle, specie di quelle che ritornao con l'estate e l'inverno, e in cui traspare, di fuoco, l'altor mondo. So tutto di loro, le nascite, i crepuscoli... E sono sempre qui: ad aspettare il segno della lampada, la fiammata che porti notizie da Troia, la parola vittoria!

La stessa angoscia che prova una donna quando cerca l'amore. Ah, mentre sto qui, in questo lettuccio bagnato di rugiada, che mi tiene, la notte, lontano dai miei, in questo lettucci che non conosce i sogni, se ho voglia di cantare, o di fischiettare , e così cercare, col canto, di vincere il sonno, invece piango: perché penso al destino di questa casa, alla sua gioia di un tempo. Ah, vedessi oggi la fine della mia pena, e splendesse il fuoco, segnale di gioia!"


Poi, casualmente, ecco che:


Un fuoco riverbera lontano.


Guardia ─ Evviva! Fuoco, che fai giorno della notte, un giorno di festa, nella città di Argo! Evviva, evviva! Corro a chiamre Clitennestra, perché si metta a gridare, alzandosi dal letto, rispondendo a quel fuoco con grida di gioia! Troa è vinta, lo dice quel segnale di fuoco! Io per primo aprirò, ballando, la festa! Il dado gettato dal mio sovrano ha vinto la sorte, e il mio lavoro sarà compensato mille volte! Che io possa, come rientrerà il mio sovrano, con la mia mano toccare la sua amata mano... Ma sarò muto, su tutto il resto, come una tomba... Che parlino questi muri, se possono: loro la sanno tutta, la verità! Io, per chi sa, parlo, per chi non sa, ho dimenticato... (entra nel palazzo).


Allora. Io ho visto tutta l'Orestiade di Eschilo al teatro greco di Siracusa in occasione del mio compleanno, e devo dire che, seppur microfonati, quegli attori sanno gridare.

L'interpretazione mi è piaciuta molto, anche se non ho capito perché il mio maestro continui a definirle "cagate pazzesche"... mah, m'informerò, mglio non contraddirlo, per ora.

Analizziamo il testo; nella prima parte dovete sembrare annoiat, ma al contempo esprimere la vostra angoscia e il vostro dolore (non vorrete mica che il pubblico si addormenti, vero?).

Esempio. (voce forte) Da anni e anni sto qui (pausa di mezzo secondo) senza pace (pausa di mezzo secondo) come un cane ecc.

Sostanzialmente è questo quello che si deve fare: manifestare bene il proprio dolore e la propria stanchezza.

Poi, all'improvviso, sgranate gli occhi; non riuscite a capacitarvi di ciò che state scorgendo da lontano. É fuoco! Ma non un semplice fuoco; ma il segnale che rappresenta la vostra salvezza e la vostra via di fuga da questo lavoro terribilmente noioso e logorante!

Quindi dovete esplodere urlando ancora più forte di prima.

Esempio: EVVIVA! FUOCO, CHE FAI GIORNO DELLA NOTTE, UN GIORNO DI FESTA, NELLA CITTA' DI ARGO! ecc.

Poi, però, quando inizia a dire "Ma sarò muto..." tornate seri, e calate leggermente la voce, come se doveste sussurare (fatevi sentire, però!).


Locandina dell'Orestiade di Eschilo. I prezzi del teatro Greco sono un po' da ladri, ma ne vale decisamente la pena :)!


Ok, cari aspiranti attori, per oggi è tutto. Tornerò a parlare dell'Orestiade nel prossimo post, dove introdurrò le Coefore.


E, come promesso, qualcosina per sciogliervi la lingua!
Scioglilingua:


Se l'arcivescovo di Costantinopoli si volesse arcivescovoscostantinopolizzare, vi arcivescovoscostaninopolizzereste anche voi per arcivescovoscostantinopolizzare lui?


Il Papa pesa e pesta il pepe a Pisa e Pisa pesa e pesta il pepe al Papa.


Trentatre trentini entrarono trotterellando in Trento tutti e trentatre trotterellando.


Chi troppo in alto sale cade sovente precipitevolissimevolemente.


Tre tozzi di pan secco in tre strette tasche stanno; in tre strette tasche stan tre tozzi di pan secco.


"C'è il questore in questura a quest'ora?" "No non c'è il questore in questura a quest'ora, perché se il questore fosse in questura a quest'ora sarebe questa la questura!"


Se la serva non ti serve, a che serve che ti serva di una serva che non serve? Serviti di una serva che serve, e se questa non ti serve...


Alla prossima puntata!


2 commenti:

Federico Russo "Taotor" ha detto...

Ah, l'Orestea! Ahimè, ricordo con amarezza i due giorni a studiare senza sosta Eschilo, Sofocle, Euripide... L'Orestea, in mezzo a quel mare di lacrime, era l'unica trilogia più interessante.

Adoro la figura delle Erinni! Certo, mi domando che cavolo ci sarà di interessante nell'ultima parte della trilogia, le Eumenidi, visto che se non erro semplicemente Oreste va ad Atene e le Erinni lo rivogliono indietro ma interviene Atena, fanno un processo, e vengono lasciate a guardia dell'acropoli. :| Chissà che palle, vedere due ore di processo. XD Ecco scoperto il mistero del tuo maestro (che, presumo, dicendo che sono "cagate pazzesche" cita la famosa battuta di Fantozzi riguardo al film La corazzata Potemkin XD)

Lo Sparviero ha detto...

Le Erinni sono stupende! Anche le attrici del teatro greco di SIracusa le interpretavano in amniera stupenda: si contorcevano, ghignavano... perfette, semplicemente perfette.