mercoledì 9 marzo 2011

Pazzia - Cortometraggio

Una toccante introspezione sulla pazzia. (XD) Regia del bravissimo Carlo Genova. Guardatelo. ;)



venerdì 25 luglio 2008

Recensire un libro.

Noi uomini siamo portati, per indole e per bisogno, a dare giudizi su qualsiasi cosa. Siamo tutti recensori, quindi. In questo caso, però, così come in tutti gli altri, ci sono profonde differenze fra un dilettante ed un professionista.
Scrivere un libro non significa semplicemente mettere tante parole insieme per creare una storia, un idillio, un qualcosa che poi possa essere pubblicato per l'effimero guadagno personale.
Scrivere un libro significa anche condividere le proprie esperienze, le proprie impressioni, le proprie impressioni ad altri.
Non viviamo forse nella continua speranza di trasformare i sogni in ricordi? Il "sogno" può essere rappresentato come un bel momento sedimentatosi nella nostra memoria, e che vogliamo trasmettere, condividere con altri. Questo è un meccanismo a cui tutti siamo soggetti, nessuno escluso.
Il discorso varia quando queste emozioni dobbiamo trasmetterle nel campo della professione: quando cioè dobbiamo passare dal giudizio personale a quello colletivizzante, dal piacere (individuale) alla tecnica (collettiva).

Il critico letterario.

Un critico letterario non legge (per poi recensire) soltanto quello che lo attrae (e quando ciò avviene è pura e ben accolta coincidenza, o almeno si spera), ma legge soprattutto libri di cui non conosce nulla, se non l'autore (e non sempre) e la casa editrice: che - comunque - rappresentano già due solidi pilastri entro i quali confinare almeno un'idea di ciò che lo aspetta. In questo momento, il nostro critico letterario non è solo un lettore (che solo a se stesso deve rendere conto di una suggestione e di un piacere intuito ed eventualmente confermato al termine della lettura), ma soprattutto un "tecnico": un professionista della lettura e, di conseguenza, provoca la partecipazione di altri al suo giudizio. Un giudizio che, ricordiamocelo, è destinato soprattutto ad un livello commerciale/economico: non è casuale che le case editrici "gareggino" per dare visibilità alle opere che pubblicano grazie a delle buone recensione, che hanno una valenza superiore rispetto alla pubblicità. Dunque, la recensione può essere anche intesa come uno strumento (ovviamente imperfetto) che può essere corrotto nel pieno della sua purezza. Teniamo in conto un primo fattore che è quello della mancanza di obbiettività assoluta da parte di ogni essere umano e teniamo in conto anche la corruzione che attanaglia la nostra società. Allora non parliamo più di un semplice parere che è stato reso pubblico alla partecipazione di ognuno di noi, certo che no. In questo caso la recensione è diventata uno strumento corrotto volto a valorizzare i pregi dell'opera, mistificandone i difetti e nascondendoli. In poche parole: il recensore può essere pagato affinché intervenga con un parere positivo sul libro (che può essere di per sé un'opera mirabile oppure una vera e propria schifezza) al solo scopo di incrementarne il flusso di vendite.

Cosa deve fare un bravo critico? (dieci punti per "imparare" a recensire un libro).

1) Il libro deve essere letto per intero. Qualcuno dirà che questa si tratta di una indicazione lapalissiana, ma monsieur Lapalisse è spesso sconosciuto a molti recensori che si accontenta di leggere qualche pagina per poi chiedere lumi sulla storia ha chi ha già letto il libro. (che schifo! Non mi ridurrò mai così).

2) Individuare l'idea base del libro, tagliando quindi fuori "organi" che, seppur vitali, non saranno mai in grado di trasmetterne l'essenza. Mi spiego meglio: "l'anima" de I promessi sposi è il concetto di divina provvidenza, mentre quella de I miserabili di Victor Hugo è rappresentata dalla sostanziale differenza fra miseria (condizione mentale) e povertà (condizione economica).

3) Dopo aver individuato "l'anima" del libro, bisogna cercare di comunicare al lettore non l'idea che si è fatto di essa, ma proprio l'anima stessa del libro: quella che ha spinto vari scrittori a scrivere diversi romanzi.

4) Sviscerata l'anima, si passa al contenuto della storia, raccontando in breve la vicenda, l'ambientazione e i personaggi. Attenzione: questa è un'operazione molto delicata, perché bisogna stare attenti a rifuggire dalla subdola trappola del banale riassuntino scolastico. Non bisogna cercare di narrare tutta la vicenda, ma solo i suoi contorni essenziali attraverso i personaggi principali, evitando così di svelare dettagli rilevanti per il corso della trama perché, altrimenti, rovineremmo la lettura a chiunque volesse comprare il libro.

5) Da dove si parte? Facile: dall'elemento "forte" della storia. Nel caso de I promessi sposi l'incontro di Don Abbondio con i "bravi" potrebbe essere una buona idea, successivamente si torna indietro da dove si era partiti per poi dipanare la matassa della storia, affrontando i vari personaggi ed evitando di fare "letteratura". Ricordiamoci che il lettore vuole leggere la storia scritta dall'autore, non dal recensore.

6) Per ciò che concerne la forma, se si conosce l'autore, la si analizzerà confrontandola con i precedenti scritti se invece è sconosciuto, bisogna cercare di cogliere elementi positivi - quali i moduli narrativi utili e la capacità dell'autore di risultare originale presentando un racconto ricco di elementi di novità -, ma anche quelli negativi: la piattezza del linguaggio, le imitazioni indecorose ecc.

7) Esistono anche i libri di poesie e anch'essi vanno recensiti, ma tale genere letterario richiede un recensore "culturalmente attrezzato" per un alto livello di sensibilità.

8) C'è anche il saggio, il "no-fiction" che risponde a ben altri criteri di valutazione: l'aspetto emotivo in questo caso è praticamente inesistente, e dunque l'interesse del critico si deve focalizzare sui contenuti e sulla capacità dell'autore di veicolare i concetti attraverso una forma semplice e diretta (a meno che non si tratti di un'opera destinata ad un pubblico già preparato specificatamente anche a livello lessicale: un esempio è costituito da testi universitari, trattati accademici ecc.).

9) Al termine della recensione (sia che si tratti di un romanzo, di un saggio o di un libro di poesie) il critico esprimerà il suo giudizio personale: dichiarerà se il libro gli è piaciuto o no. Ma, soprattutto, motiverà il questa sua opinione perché è un "tecnico".

10) Il punto finale: il lettore riconosce l'autenticità di una recensione, ne "percepisce" la puzza dell'imbroglio. (sì, in questi casi hanno un fiuto da cane!).
Se quindi il recensore cercherà di spingere a tutti costi un libro, esaltandolo e presentandolo per qualcosa che, in realtà, non è, il lettore si accorgerà subito di questa bieca operazione e il critico perderà ogni credibilità. (poverino!).
Ed è per questo che essere un buon critico significa - soprattutto- essere onesti col lettore (e con se stessi). Perché, in caso contrario, non si è più credibili. E ci si trasforma da critici in vermi, che per un pugno di soldi sono disposti a svendere il proprio parere (e, di conseguenza, anche la loro credibilità) "truffando", in un certo senso, il lettore. (ma che cattiveria!).

Lo Sparviero non perdona! È pronto a punire tutti i recensori cattivi cavando loro gli occhi dalle orbite e non è una cosa piacevole, garantisco io!

Per ora è tutto, spero di essere stato abbastanza chiaro.


lunedì 14 luglio 2008

Con vostro smisurato dispiacere, vado in vacanza!

Eh, già. Me ne vado per la gioia dei miei "innumerevoli" nemici che vorrebbero linciarmi!^^
So che i miei lettori non potranno fare a meno di me, non riesco proprio ad immaginare come resisteranno senza le mie Perle di Saggezza. Poveri loro! XD.
Ultimamente si è scatenato un putiferio solo per il modo di recensire che ha adottato La Barca dei Gamberi.
Non crucciatevi più per i Gamberi; lo Sparviero che, non mi stancherò mai di dirlo, è l'uccello più astuto e crudele del mondo provvederà a scrivere l'articolo più completo che si sia mai visto riguardo al "recensire un libro".
Lo so che sono un mito, non c'è bisogno che lo diciate a me! Ditelo agli altri. Fatemi pubblicità! LOL.
Tornando all'argomento "vacanze", vado in campeggio. Camping a tutta forza!^^
Ma non vi preoccupate, fedelissimi lettori. E mi rivolgo in particolare a quelli che ormai dipendono del tutto da La Voce nella Notte: non tagliatevi le vene durante la mia assenza! Non tentate in alcun modo il suicidio! Starò via solo per tre giorni, la vostra attesa sarà decisamente breve. Sì, lo so che il solo pensiero di non poter leggere i miei articoli vi "annienta". Lo so che sentite in un impulso irresistibile di prendere una lama qualunque e calarla sui vostri polsi... MA NON FATELO!
Detto questo vi lascio, cercate di resistere in mia assenza! Buone vacanze anche a voi! :)-]

Tipica vittima del GDR "dal vivo". Purtroppo il mio campeggio sarà una cosa completamente diversa, ma preparerò qualche articolo sui "live" di questi "pazzi fanatici" :). Interpretare, calarsi nei panni di un personaggio con un carettere "alieno" rispetto al nostro... Ehy! Anche questa è recitazione!

Vi aspetto al mio glorioso ritorno!

Ancora 'sti fantici del GDR. Mah... dubito che faremo un accampamento simile in campeggio. Oh, ma non è un accampamento qualunque! È un accampamento ribelle!!!!

lunedì 7 luglio 2008

Scrivere un testo teatrale.

Un copione teatrale è un testo incompiuto, che si realizza soltanto una volta portato in scena. Durante il mio corso ho avuto modo d'individuare alcune linee guida per comprendere meglio questo particolare genere di scrittura.

Il dramma.
Vediamo intanto quali sono gli ingredienti per una situazione drammatica. Innanzitutto i personaggi, le relazioni fra di essi, i conflitti e gli eventi che modificano il loro sistema di rapporti. Fra i teatranti c'è un detto che recita: "Non c'è teatro senza azione". Scrivere per azioni significa comprendere che i personaggi di un testo teatrale hanno obbiettivi e compiti che cercano di realizzare, e che trovano una serie di ostacoli a causa di altri personaggi (che possono avere obbiettivi contrastanti), o di un ambiente, oppure del "destino".
In un dramma teatrale si verifica sempre qualcosa che modificano l'armonia iniziale, la mutano totalmente fino a distruggerla, scatenando così il caos. Quando un impianto drammaturgico funziona, persino un personaggio solo in scena è portatore di conflitti ed eventi. Nel Machbeth di Shakespeare c'è un celebre monologo nel quale il protagonista (Machbeth, appunto) decide di uccidere Dunkan, il re. Di fatto Machbeth compie un'azione, qualcosa è accaduto, lo ha convinto, l'ha reso determinato: l'ha reso pronto per questo assassinio.
Potrei citare testi interi costruiti come monologhi, che non rinunciano all'azione. Un esempio è quello di Raffaello Baldini e della sua opera In fondo a destra, dove si racconta di un uomo catapultato improvvisamente in un labirinto sotterraneo irriconoscibile, totalmente estraneo, dal quale non riesce ad uscire e dove incontra personaggi paradossali che lo accompagnano fino alla fine del costante sforzo per ritornare alla normalità.

Prepararsi prima di scrivere.
Prima di iniziare a scrivere bisogna prepararsi accuratamente: innanzitutto sapere dove si svolge la vicenda, quali eventi accadono, chi ne rimane coinvolto.
Scrivere per il teatro significa fare in modo che il nostro immaginario diventi il più concreto possibile. Se la storia si svolge in un castello, per esempio, allora bisogna sapere bene che tipo di castello è, come è strutturato e quali suoi particolari possono avere una certa rilevanza nella vicenda. Ma "Concreto" non significa necessariamente "realistico", al contrario. Un esempio è Commedy di Beckett, dove i personaggi sono incastrati in tre grandi botti ed emergono da esse solo con il capo.

L'importanza dell'incompiutezza.
La scrittura di teatro ha a che fare con l'incompiutezza poiché il testo non si realizza sulla pagina, ma sulla scena. C'è una profonda vicinanza fra attore e drammaturgo, perché l'attore si trova a percorrere più volte la trama che il drammaturgo ha intessuto per il suo personaggio. E la trama deve tenere, attenzione, deve rispettare la cosiddetta logica delle conseguenze. Ogni battuta (o gesto) di un personaggio non ha mai valore di per sé, è sempre in relazione alla situazione in cui accade, ma anche a ciò che segue e precede tale azione.
Ogni scrittura può essere giocata e stravolta a proprio piacimento, in base alla storia che si vuole raccontare. Tradimente, dell'inglese Harold Piter, è un testo "al contrario": procede a ritroso, si parte dall'ultimo evento delal vicenda fino ad arrivare a quello iniziale. In questo modo si costituisce la parabola di un ricordo.

Il tema.
"Che cosa voglio raccontare?". Occorre porsi frequentemente questa domanda, ed essere sempre onesti e precisi nella risposta. Il tema, una volta individuato, può essere considerato come un faro, come una guida alla quale dobbiamo tornare costantemente.
La guerra, di per sé, non è un tema. L'amore per la guerra e il ritorno dei reduci lo sono, perché indicano già delle azioni, un centro di gravità, delle possibilità concrete di costruire e lavorare intorno ad un nucleo centrale. È molto importante che le nostre scelte cadano su elementi manipolabili.

Il personaggio.
Per lavorare su concretezza su un personaggio occore porsi un'altra domanda: "Che cosa fa?". A queste domanda si può rispondere in modi differenti, che sono già indirizzati ad azioni. Aspetta? Uccide? Pedina? Si nasconde? Queste azioni "grandi" possono essere affianca da attributi più "piccoli: cammina furtivamente, inciampa ogni tanto, si gratta la testa ecc. Di modo chesi vada a costruire un mondo di abbitudini, caratteristiche, attitudini che avvolgono il personaggio rendendolo reale e concreto.
È necessario, soprattutto quando si inizia a scrivere, lavorare su diversi piani ed essere il più aperti possibile: a volte il sapore di un (buon) dialogo ci può aiutare a scoprire i nostri personaggi molto di più di una scaletta ben impostata.

Lady Macbeth, di George Cattermole.

Mi scuso per il ritardo, ma, in fondo, è estate anche per me ;)!

lunedì 30 giugno 2008

Poesie e riflessioni ─ Ode alla morte, ma non ho alcuna intenzione di morire.

Mettendo ordine nella mai scrivania ho reperito il mio vecchio quaderno di poesie della prima media.
Incuriosito l'ho aperto e ho trovato l'ultima poesia che ho scritto in prima media: O Dolce Morte.
Come s'intuisce dal titolo è un'ode alla morte, la scrissi per un compito in classe e... fu un disastro!
I miei compagni di scuola mi hanno preso per il culo per almeno due mesi, ma questi sono dettagli; ora sono un uomo diverso io, uno che sa farsi rispettare! (sì, come no -.-)
L'ho riletta, ho ripensato all'enorme risata che ha fatto tutta la mia classe (professore compreso) al solo udire il titolo e ho decio di postarla nel mio piccolo blog.
Voi (mi riferisco al manipolo dei miei irriducibili lettori) siete più intelligenti dei miei (ex) compagni di scuola, senza contare, poi, che il mio professore è un idiota che non sa fare altro che grattarsi le palle per tutto il tempo >.<. Pensate che qualcuno mi ha detto anche: "Ma almeno cambiale il titolo! Ehi, un momento! Ci sono! Chiamala Dolce Vita!!"
-.- Tanto valeva cambiare completamente poesia, no?-.-
Io ve la posto qui e, siccome prevenire è sempre meglio che curare, anticipo alcune possibili domande:

D: Allora dove l'hai copiata? Non ci credo che avevi 10 anni quando l'hai scritta, nossignore! Non ci credo nemmeno un po'! Rispondi: quanti anni hai VERAMENTE?

R: Non l'ho copiata; puoi cercarla quanto vuoi, al massimo troverai solo quella che sto postando adesso. Ho quattordicianni, quando l'ho scritta ne avevo dieci, perché questa domanda? Ti pare così bella mia poesia? Per me è non è né brutta né bella, ma sei libero di pensarla come vuoi.

D: Ma perché proprio la morte? Sai che sei strano? Ti pare normale fare un'ode alla morte? Praticamente è come firmare la propria condanna a... a... a morte!!

R: Allora, non volevo fare le poesie sulla nonna carmela o sull'agnellino come ha fatto metà della mia classe. Non voglio morire (come da titolo). Firmare la propria condanna a morte? Ma che ti sei fumato 0.ò?

D: 6 1 frocio!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1111111111! uno uno uno unoooooooo

R: Questa non è una domanda -.-
Capito? Quindi, prima di commentare, leggete!

Ecco la tanto attesa poesia:

O Dolce Morte.

"O Dolce Morte
Vieni a prendere chi vive in questo mondo, paragonabile a un forte.

O Dolce Morte
Tu sei una dolce canzone, di tutte la più forte
vieni a prendere i defunti per portarli in un mondo migliore
dove si può ridere e scherzare per ore.

O Dolce Morte
Tu apri quelle porte
che ci conducono in paradiso
per poi svanire lasciandoci un sorriso

O Dolce Morte
Triste è questo compito che svolgi con mani corte
perché separi le persone dai loro affetti,
ma loro ti guardan sempre con tutti i rispetti."

Fine.

Leggetela, commentate, fatemi capire se sono così negato nello scrivere poesie ;)!

La poesia nella pagina del mio quaderno di prima media (ho usato lo scanner, non so se lo conoscete). L'ulteriore riprova che avevo dieci anni quando l'ho scritta (anche se non si capisice quasi nulla, la calligrafia è da un bimbo di dieci anni XD).

Non credo proprio che la morte sia un teschio incappucciato che se ne gira tranquillamente con una falce, in ogni caso, quando morirò ve lo farò sapere (se sarete ancora vivi, s'intende XD).

Al prossimo post ;)! (questo sì che è originale -.-)

sabato 28 giugno 2008

Eroi e cattivi ─ Come crearne di decenti?

Grandi personaggi. Eroi memorabili. Benefattori, mostri, persone normali invischiate in situazioni eccezionali!
Se sono rimasti impressi nella nostra memoria, ovviamente, non è solo per il loro lato eccezionale che li contaddistingue dalla massa.
Tuttavia per molte persone è difficile immedesimarsi o anche solo lasciarsi affascinare da un personaggio del tutto fuori dal comune.
Sempre più spesso, infatti, accade che il grande personaggio (quello che non dimentichiamo più) sia costituito da tre parti di umanità e da una parte, o anche solo da una goccia, di stra-ordinario.
Sono i grandi romanzi a lasciarci impressa l'immagine dei loro protagonisti, ma sono anche i grandi personaggi ad abitare la nostra fantasia, vivendo di vita propria fuori dai libri in cui li abbiamo conosciuti.
Anzi, ci sono personaggi di cui ricordiamo il nome anche se dimentichiamo quello del libro e dell'autore.

Eroi ─ Come farli grandi?

Ciò che rende memorabile un personaggio è la combinazione perfetta di usuale ed inusuale.
Devono esserci nel personaggio qualità umane che il lettore condivide con lui e che gli impediranno si buttare via il libro esclamando: "Ma che assurdità! Assurdo! Assurdo! ASSURDO!", miste però a qualcosa di eccezionale che attirerà l'interesse e impedirà al lettore di chiudere il libro per il motivo pposto, borbottando: "Che noia, la protagonista sembra mia nonna, il cattivo, invece, è la fotocopia del mio capufficio".
Che cos'anno in comune Ulisse e Spider-man, Don Chisciotte e John Rambo, Paperon de' Paperoni e D'Artagnan? Si tratta di peronaggi che hanno caratteristiche che li rendono straordinari: l'astuzia di Ulisse, i super poteri di Spider-man, la dolce e quasi ingenua follia di Don Chisciotte, il coraggio di Rambo, l'avidità di Paperone, l'abilità di spadaccino di D'Artagnan e così via. Il personaggio diventa emblematico di una qualità.
Ognugno di questi personaggi, però, ha anche qualcosa di umano, qualcosa che li corregge, in un certo senso, qualcosa che li rende accettabili agli occhi del lettore e che lo spinga ad indentificarsi in loro e non a limitarsi ad osservare le loro prodezze in maniera esterna. Se Rambo fosse solo una macchina per uccidere e non avesse a carico il dolore del fardello del reduce sarebbe una figura ad un'unica dimensione: presto ci stancheremmo di guardarlo.
Paperone non è solo avaro: il suo inguaribile attaccamento al denaro materiale ha anche altri aspetti che suscitano simpatia e tristezza.
Non a caso, quindi, gli eroi che hanno conquistato il pubblico sono quelli più umani e tormentati, come Batman e Spiderman, che, deposti gli abiti di giustizieri, tornano ad essere vulnerabili come noi.

I cattivi ─ Come renderli... ehm... cattivi.

Dal punto di vista narrativo i cattivi, i cosiddetti antagonisti, i personaggi ostili all'eroe sono spesso più importanti del protagonista stesso. Sono loro che, con azioni malvagie, «creano» la storia.
E può capitare anche che la loro figura rimanga ancora più impressa di quella del protagonista.
Esistono fondamentalmente tre tipi di cattivi:

1) Il cattivo integrale.
Mr Hyde (creato dallo scrittore Robert Louis Stevenson) è il cattivo integrale per definizione: nasce infatti dall'esperimento fantascentifico del Dottor Jekyll, che resce a separare da sé la componente istintuale, malvagia e bestiale della propria natura e finisce per soccomberle.
La stessa operazione narrativa viene brillantemente ripetuta da Italo Calvino ne Il visconte dimezzato, dove a separare la metà buona da quella cattiva non è la pozione del Dr. Jekyll, ma un colpo di cannone; invenzione che si rivela irreale quanto la prima.

2) Cattivo perché costretto ad esserlo. (oh, poverino!)
Il Master di Ballantrae (altra opera di Stevenson) è un esempio concreto per questa tipologia di cattivo. Due fratelli, Henry e James, lanciano una moneta per decidere chi potrà condurre una vita di lusso, tra gli agi del castello del padre, e chi, invece, dovrà gettarsi nell'azzardo e nelle barbarie di una guerra civile. La sorte tocca a James, che da questo momento si trova a diventare, fra i due, il cattivo, benché il suo carattere non sia più malvagio di quello del fratello.

3) Il cattivo "affascinante".
Prendiamo Dracula, la cui tenebrosa virilità ha sedotto generazioni di lettori. Prendiamo L'isola del tesoro (sempre di Stevenson): qual è il segreto di Long John Silver? Cos'è che lo accomuna agli altri farabutti o al dottor Lecter de Il silenzio degli innocenti (il thriller di Johnathan Demme. Con JodieFoster, Scott Glenn, Anthony Hopkins, USA, 1991)? La risposta è semplice: Silver è cattivo, questo non lo mette in dubbio nessuno, ma la sua è una cattiveria grandiosa che lo pone al di sopra degli altri meschini criminali da quattro soldi che gli girano in torno, e l'agire sinistro di questo cattivo è accompagnato da un'ironia che non può non essere non definita... ehm... accattivante.

Italo Calvino autore della trilogia Il visconte dimezzato (1952), Il barone rampante (1957), Il cavaliere inesistente (1959).

Direttamente dal genio di Robert Louis Stevenson: Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mr. Hyde. Opera che, a mio parere, costituisce il suo più grande capolavoro letterario.


Apro anche una parentesi a parte per i cattivi dei fumetti: i cosiddetti villains.

Per molti versi quello dei supereroi è un gioco che ha a che fare con il doppio e lla doppiezza. Ci sono i segreti delle identità nascoste dai cappucci, la menzogna come metodo sistematico di occultamento di una parte della loro vita. I supereroi determinano spesso la nascita dei loro più acerrimi nemici. Una specie di gioco a incastro di cause, casualità e conseguenze che causa la nascita di una nemesi bizzarra come l'eroe stesso. Ma se il gioco è doppio, tanto da legare l'eroe al villain a un vincolo esistenziale (cosa ne sarebbe del primo senza il secondo e viceversa?) allora si può anche alzare la posta, rilanciare, raddoppiare. Ecco perché alcuni giustizieri non hanno un solo avversario, ma schiere di pretendenti al titolo. Spiderman è uno di quei personaggi che ha avuto la fortuna di avere tantissimi nemici con cui confrontarsi, ma per tutto il periodo classico della serie uno fra tanti ha dominato la scena, emergendo come il nemico ufficiale: sto parlando di un bellissimo cattivo: Goblin, il folletto verde. Goblin è morto varie volte, ha perso la memoria tante altre, ha cambiato identità in infinite circostanza ed è persino divenuto una sorta di stirpe maledetta. È stato usato a tal punto da porre problemi di coerenza agli autori della Marvel che, ricordiamocelo, lavorono su vicende ambientate in un universo unico, coerente nello spazio e nel tempo. Molti hanno cercato di creare un avversario all'altezza del famigerato folletto verde, e hanno fallito. David Michelinie, invece, ha avuto un'intuizione azzeccata, che l'ha portato a creare quello che oggi viene considerato il "secondo" nemico di Spidey: Venom. Che ha caratterizzato gran parte della produzione degli anni Ottanta e Novanta. Venom non è solo Eddie Brock, un uomo malvagio che odia Peter Parker perché lo ha rovinato professionalmente, ma è anche un individuo dotato di una parte dei poteri dell'Uomo Ragno. Mi spiego: durante gli anni Ottanta, la Marvel decide di cambiare il look del nostro supereoe. Via la tuta blu e rossa sostituita da un essere alieno color inchiostro, di sostanza liquida e che aderisce come un parassita ai corpi degli organismi ospiti, garantendo loro capacità eccezionali. Un alieno intelligene e malvagio, decisamente poco adatto per un eroe, ma perfetto per elevare ai massimi gradi la crudetà di un uomo degradato. Brock, però, non è solo il nemico , ma rappresenta un' immagine distorta dell'Uomo Ragno, uno indossa colori sgargianti, l'altro è nero; uno ha i poteri dell'insetto da cui è stato morso, ma rimane pur sempre un uomo. L'altro diventa una sorta di insetto gigantesco e vive unito ad un simbionte alieno. Venom è indubbiamente un bellissimo personaggio. Ha un'immagine potente, perché è uno Spider-man ipertrofico e, soprattutto, è completamente folle. La Marvel lo ha molto utilizzato, creandogli un solido background e rendendolo protagonista di una nuova testata personale. Addirittura, gli autori della Casa delle Idee si sono creati la sua nemesi, Carnage, una versione ancora più distorta e psicotica, per continuare a dismisura questo gioco di doppi.

Un terzetto decisamente memorabile! A sinistra c'è Carnage, al centro Spider- man e a destra il mitico Venom!

Alla prossima puntata! (anche se ormai sto diventando monotono).

Link utili:

Spider-Man Italia, il portale italiano dedicato all'Uomo Ragno.

Marvel: The Official Site.

Biografia di Italo Calvino.

Biografia di Robert L. Stevenson.

venerdì 27 giugno 2008

Nuova moda per la premiazione dei blog! Ma io non me ne ero accorto?! Mah...

Prima di tutto volevo scusarmi per non aver aggiornato costantemente il blog negli ultimi giorni. Quest'anno, come saprete, ho dovuto sostenere gli esami per conseguire la lincenza media. Che dire? La cosa si è fatta molto stressante (soprattutto gli ultimi giorni prima dell'esame orale) e sono addirittura arrivato a sognarmi l'intero colloquio pluridisciplinale con i professori. Gosh!

Passiamo al tema del post:

Ultimamente fra i vari blog questa nuova ed interessante iniziativa che consiste nel pemiare sette blog a scelta in un intervento del proprio e di elogiarli per le le loro caratteristiche e al contempo si mostrano i nomi di chi ci ha premiato.
Tale premio è stato chiamato Brillante Weblog (che a mio parere non suona molto bene).
Visto che tutti hanno copiato la descrizione di tale "concorso" dai loro premiatori io mi stavo appunto scervellando per risultare un po' più... originale, ecco, ma a quanto pare non ho scelta, visto che non trovo niente di "geniale" XD.

Copia e incolla(bieco):

Brillante Weblog viene assegnato a siti e blog che risaltano per la loro brillantezza sia nei temi che nel design e il suo scopo è di promuoverli tutti nella blogosfera mondiale.

Regolamento:
1. Al ricevimento del premio, bisogna scrivere un post mostrando il premio e citare il nome di chi ti ha premiato mostrando il link del suo blog
2. Scegli un minimo di sette blog (o di più) che credi siano brillanti nei loro temi o nel loro design. Esibisci il loro nome e il loro link e avvisali che hanno ottenuto il Premio "Brillante Weblog".
3. (Facoltativo) Esibire la foto (il profilo) di chi ti ha premiato e di chi viene premiato nel tuo blog.

Non vi nascondo che è stato veramente semplice scegliere i primi tre blog da premiare visto che erano gli unici nel mio elenco link! Lol? Per gli altri quattro ho avuto un po' di difficoltà, visto che altri blog non ne conosco ( o li commento molto raramente) mi sono fatto un giretto negli elenchi di alcuni siti amici ed ecco il risultato:


I mie premiatori:



I miei (fortunati) premiati:

Il Rifugio di Taotor: Il blog del mio (unico) premiatore. Lo stimo moltissimo per la qualità dei suoi scritti e per la maturità dei temi da lui trattati nel suo blog.

The House of Sonic: Il blog di un graffitista. Probabilmente questo premio non verrà ricambiato, visto che il suo blog è andato a farsi fott... ehm... attualmente non viene più aggiornato (XD, volemose bene, ciccio!). Tuttavia mi piacciono molto i graffiti ed io stesso amo farli, ogni tanto. Denunciatemi pure, a questo punto!

Afanear: Ho deciso di premiare questo blog perché, a mio parere, risulta un po' fuori dalla norma ed originale. Per me è semplicemente geniale, non ho altro da dire.

Gamberi Fantasy: A differenza (e a dispetto) di altri dirò il perché della mia scelta. Gamberi Fantasy è forse il blog più attendibile che esista riguardo al genere Fantasy, finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di fare una distinzione concreta fra ciò che è merda e ciò che costituisce Vero Fantasy. Molto esaustivo anche per tutto ciò che concerne la letteratura Non Fantasy.

Baionette Librarie: Il blog di Carronan che non mi conosce, o meglio mi conosce solo di "vista" XD. Apprezzo il suo blog per l'utilità degli argomenti trattati, per i dettagliatissimi interventi sulle armature dell'epoca medievale e per le cose oscene del suo sito :O.

Altamente Volatile: Il blog trattato da Auletride è decisamente interessante. L'ironia con cui descrive i "guai" in cui spesso va a finire in quanto scrittrice è coinvolgente. Brava, Auletride! Continua così ;)!

Lo Scrittore Emergente: Ci sono stato solo una volta, ma a me è sembrato un bel blog, anche abbastanza interessante. Insomma, Simone M. Navarra promette davvero bene!
N.B: L'ordine di premiazione di tali blog è puramente casuale, caro visitatore! La Voce nella Notte non fa discriminazioni!

Grazie a Dio, ho finito. Uhm... chissà se qualcun altro mi ha premiato? Forse è chiedere un po' troppo :)! Già il solo fatto che una persona abbia apprezzato il mio blog mi riempie d'orgoglio. Non potevo chiedere altro, sul serio!


È una gemma preziosa? È il Premio Nobel? Ma no! È Brillante Weblog! Per un premio così vendereste vostra madre!!

Visto che non posso premiarmi da solo concludo qui. Alla prossima puntata!